Parli da solo? Tranquillo, non sei pazzo: ecco perché

Un gruppo di scienziati prova che parlare da soli è un’abitudine che ha un effetto positivo su ciò che ci stiamo dicendo: è una forma per auto incoraggiarsi e per motivarsi.

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Che parlare da soli sia sintomo di pazzia è oramai una battuta un po’ all’antica. Ma bisogna ammettere che esser sorpresi mentre si manda a quel paese qualcuno tra sé e sé oltre a farci sentire a disagio è molto imbarazzante. La scienza viene ora in aiuto per combattere credenze popolari sciocche come questa: gli studi di un gruppo di ricercatori hanno stabilito che non solo parlare a se stessi aiuta a concentrarsi su ciò che si sta pensando ma è un’abitudine che promuove l’immagine che si dà di sé, potenzia la propria performance durante colloqui o un incontro importante e aiuta a ispirarsi.

Prima o poi capita a tutti quando meno ce lo aspettiamo e senza che ce ne rendiamo conto: dire qualcosa a voce alta gridando ai quattro venti. Probabilmente ciò che con maggior frequenza si dice a gran voce sono le imprecazioni, anche quelle rivolte a se stessi. Pensare a voce alta, assicurare a voce ciò che si dice tra i propri pensieri, ripetersi frasi e motti per darsi fiducia sono forme per auto incoraggiarsi, per auto instillare in se stessi quella fiducia di cui ogni tanto si ha bisogno in momenti particolari.

Osservare qualcuno che parla da solo e magari con una certa enfasi è una delle cose più divertenti che possano capitare, ma sicuramente non per lo sfortunato: immediatamente tutta la fiducia trovata in quelle poche parole viene meno dando ampio spazio all’imbarazzo e alla paranoia di ciò che gli altri pensano di noi. Infatti si è sempre sentito dire che parlare da soli è il primo segno d’avvertimento che si sta toccando il fondo, che si sta agendo irrazionalmente perché qualche malattia mentale è sorta dentro di noi.

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Parlare da soli invece non è segno d’instabilità e non c’è nessun bisogno di vergognarsene. Gli studiosi ci rassicurano che questo comportamento denota tutt’altro. Chiunque parla con se stesso, a seconda delle situazioni ed in modi diversi: c’è chi dice qualcosa a se stesso solo una o due volte al giorno, c’è chi comincia vere e lunghe conversazioni con il proprio io magari lungo la strada del ritorno a casa dal lavoro. La moderna medicina lo chiama dialogo, conversazione interna o con se stessi.

La scoperta offerta dagli scienziati che fa la differenza non riguarda comunque quanto spesso ci capita di parlare da soli ma il fatto che può avere un effetto molto positivo su ciò che ci stiamo dicendo: tanto lo stato d’animo quanto la motivazione traggono beneficio se ci diamo coraggio da soli. La cosa peggiore che si può fare è criticarsi troppe volte soprattutto ad alta voce e non c’è bisogno di un scienziato o psicologo che lo spieghi. Un esperimento è stato condotto a riguardo.

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A due gruppi di persone è stato chiesto di cercare qualcosa in un negozio. Alcuni dovevano ripetere fra sé il nome dell’oggetto mentre gli altri no. Gli scienziati hanno provato alla fine che le persone che ripetevano a voce alta erano più veloci, più motivate nel compito. Infatti, un secondo esperimento ha confermato che parlare a se stessi è molto utile soprattutto in casi in cui si sappia già dove si vuol andare a parare, cioè se si parla da soli per un obiettivo ben preciso e non a vanvera.

Quando si sa ciò che si sta cercando è più probabile aver successo se oltre che farsi una mappa mentale si parla anche a voce alta. Ad esempio, non è il caso di quando si sta cercando l’insegna di un negozio e perdendo la pazienza si comincia ad imprecare. Gli scienziati che hanno condotto questo studio consigliano inoltre che è proprio questo l’atteggiamento che si deve cambiare: anziché riferirsi a se stessi in prima persona è inoltre più salutare apostrofarsi dandosi del “tu”.

In questo modo il cervello elabora correttamente i consigli che ci stiamo dando, è come se la voce che si sta ascoltando è quella di un buon amico. Parlare da soli è come imparare a parlare di nuovo: si può imitare un bambino piccolo mentre cerca di ripetere sempre la stessa parola cercando di memorizzarla. Con il tempo e con l’età i dialoghi con se stessi cambiano ma non per questo diventano meno importanti.